Ciao, ti seguo da poco ma la newsletter di questo mese mi trova profondamente d'accordo. Il video che proponi, una perla, sono queste le "pubblicità" che meritano di essere viste, è drammaticamente attuale! Penso che tra i buoni propositi del 2025 metterò "Lavorare sulla Critical Ignoring".
Sto leggendo il tuo libro "Gioco di sponda", e mi sono affezionata tantissimo ai personaggi, adoro lo stile leggero e umoristico con cui mi accompagnano durante la lettura e non vedo l'ora di avere un momento libero per tornare a sfogliare le pagine, alla fine penso che per un libro sia questa la gratificazione migliore. In ultimo un plauso alla copertina!
ciao Carmen, è davvero difficile commentare un tuo articolo, comunque volevo dirti che seguo il tuo podcast sull'autoeditoria (io preferisco la lingua italiana). Molto interessante. Perché lo seguo, ti seguo: ho avuto un'esperienza di editoria "tradizionale" alquanto deludente.
Vorrei provare il percorso self per il mio primo romanzo per bambini. Ho incominciato con lo scegliere un editor. Ti farò sapere. A presto e grazie.
Perché ho dovuto creare un profilo sull'applicativo della newsletter (substack), dare la mia mail, redigere una biografia e mi è arrivato un link che scadeva in un'ora.
Non basta ricevere la tua newsletter, andare sull'icona commento e scrivere il commento. Occorre essere iscritti "provvisoriamente", diciamo, ai commenti.
Un po' macchinoso.
Visto che ti sto scrivendo, volevo chiederti un parere:
Ho frequentato, recentemente, un corso di scrittura avanzato con uno scrittore torinese, Massimo Tallone. In questo corso si doveva scrivere un romanzo composto da circa 50000 parole.
L'ho fatto, e lui mi ha indicato - e mi ha pure raccomandato per iscritto - una casa editrice, che mi ha proposto tre opzioni.
La prima ( perché le altre sono state peggiori) è stata quella della vendita di almeno 50 copie acquistate a prezzo pieno entro sei mesi.
Ovviamente ho rifiutato.
Mi sono sentita anche offesa.
Questo romanzo poi l'ho inviato al Concorso Città di Como e ho chiesto una scheda di valutazione, servizio che loro danno a pagamento (circa 90 euro).
Mi è pervenuta la scheda con alcuni suggerimenti di editing e osservazioni, sebbene l'idea narrativa e l'intreccio siano stati ritenuti buoni e ben fatti.
Ma ci sta.
Ho inviato le osservazione allo scrittore - maestro di scrittura che ha confutato, quasi per intero, le indicazioni editoriali, dicendo che non c'erano buchi di trama, che è lo stile del romanzo molto buono, etc...
Ora chi ha ragione: l'editor del concorso o lo scrittore? Quando ti fanno l'editing, hanno sempre ragione gli editor? Queste scuole di scrittura che nascono come i funghi a che cosa servono? A reclutare lettori e a fare soldi veri, visto che lo scrittore ripeteva che scrivere non paga.
Grazie del chiarimento. Sì, substack è un ecosistema e cerca di tenere i lettori al suo interno... Ma quando ricevi una mia newsletter tu puoi semplicemente fare "rispondi" dal tuo programma di posta e così mi scrivi direttamente via mail. ;)
Per quanto riguarda quello che mi chiedi:
1) io penso che le scuole di scrittura siano sempre utili, perché la narrativa ha le sue "regole" e saper scrivere non basta, bisogna anche saper costruire una storia.
Dunque: se hai un talento, con una buona scuola lo puoi sviluppare e instradare; se non ce l'hai, di certo non ti viene, ma almeno fai buone letture.
2) la scrittura (e la scrittura narrativa in particolare) non è una scienza esatta. Ogni editor/insegnante ti dirà la sua, e troverà punti di miglioramento nel tuo/mio/altrui testo.
Quindi: a volerci lavorare su, un testo è sempre perfettibile. Sta a te decidere quando basta. E poi buttarti. O nella ricerca di una casa editrice, o pubblicandoti da sola.
3) Chiunque ti dica che scrivere non paga, si sbaglia. Dipende da come/cosa/quanto pubblichi.
Di certo se pubblichi con un editore tradizionale, guadagni solo pochi spiccioli. A meno che il tuo libro non diventi il caso editoriale dell'anno, ma poi, in quel caso, devi comunque reggere alla lunga distanza con nuovi titoli....
Se pubblichi un saggio filosofico, di certo non ci vivi, così come se pubblichi un libro solo.
Però scegliendo la strada dell'autoeditoria, fatta con serietà e qualità professionale, e pubblicando molti titoli, è possibile vivere di scrittura. E vivere bene.
Io ormai da anni vivo SOLO dei proventi dei miei libri. Ci pago le bollette, il mutuo, la spesa, le vacanze e anche qualche sfizio. Anzi, proprio perché VIVO della mia scrittura, ho chiuso la mia agenzia e non faccio più corsi/consulenze.
Ciao, ti seguo da poco ma la newsletter di questo mese mi trova profondamente d'accordo. Il video che proponi, una perla, sono queste le "pubblicità" che meritano di essere viste, è drammaticamente attuale! Penso che tra i buoni propositi del 2025 metterò "Lavorare sulla Critical Ignoring".
Sto leggendo il tuo libro "Gioco di sponda", e mi sono affezionata tantissimo ai personaggi, adoro lo stile leggero e umoristico con cui mi accompagnano durante la lettura e non vedo l'ora di avere un momento libero per tornare a sfogliare le pagine, alla fine penso che per un libro sia questa la gratificazione migliore. In ultimo un plauso alla copertina!
Ti saluto
Erika
Oh, che gioia mi danno le tue parole! Sì, è proprio questa la gratificazione più grande per me come scrittrice. Grazie 💗
ciao Carmen, è davvero difficile commentare un tuo articolo, comunque volevo dirti che seguo il tuo podcast sull'autoeditoria (io preferisco la lingua italiana). Molto interessante. Perché lo seguo, ti seguo: ho avuto un'esperienza di editoria "tradizionale" alquanto deludente.
Vorrei provare il percorso self per il mio primo romanzo per bambini. Ho incominciato con lo scegliere un editor. Ti farò sapere. A presto e grazie.
Ciao Graziella, e perché è difficile commentare una mia newsletter? 😨
In ogni caso in bocca al lupo per il tuo percorso self!
Perché ho dovuto creare un profilo sull'applicativo della newsletter (substack), dare la mia mail, redigere una biografia e mi è arrivato un link che scadeva in un'ora.
Non basta ricevere la tua newsletter, andare sull'icona commento e scrivere il commento. Occorre essere iscritti "provvisoriamente", diciamo, ai commenti.
Un po' macchinoso.
Visto che ti sto scrivendo, volevo chiederti un parere:
Ho frequentato, recentemente, un corso di scrittura avanzato con uno scrittore torinese, Massimo Tallone. In questo corso si doveva scrivere un romanzo composto da circa 50000 parole.
L'ho fatto, e lui mi ha indicato - e mi ha pure raccomandato per iscritto - una casa editrice, che mi ha proposto tre opzioni.
La prima ( perché le altre sono state peggiori) è stata quella della vendita di almeno 50 copie acquistate a prezzo pieno entro sei mesi.
Ovviamente ho rifiutato.
Mi sono sentita anche offesa.
Questo romanzo poi l'ho inviato al Concorso Città di Como e ho chiesto una scheda di valutazione, servizio che loro danno a pagamento (circa 90 euro).
Mi è pervenuta la scheda con alcuni suggerimenti di editing e osservazioni, sebbene l'idea narrativa e l'intreccio siano stati ritenuti buoni e ben fatti.
Ma ci sta.
Ho inviato le osservazione allo scrittore - maestro di scrittura che ha confutato, quasi per intero, le indicazioni editoriali, dicendo che non c'erano buchi di trama, che è lo stile del romanzo molto buono, etc...
Ora chi ha ragione: l'editor del concorso o lo scrittore? Quando ti fanno l'editing, hanno sempre ragione gli editor? Queste scuole di scrittura che nascono come i funghi a che cosa servono? A reclutare lettori e a fare soldi veri, visto che lo scrittore ripeteva che scrivere non paga.
Grazie del chiarimento. Sì, substack è un ecosistema e cerca di tenere i lettori al suo interno... Ma quando ricevi una mia newsletter tu puoi semplicemente fare "rispondi" dal tuo programma di posta e così mi scrivi direttamente via mail. ;)
Per quanto riguarda quello che mi chiedi:
1) io penso che le scuole di scrittura siano sempre utili, perché la narrativa ha le sue "regole" e saper scrivere non basta, bisogna anche saper costruire una storia.
Dunque: se hai un talento, con una buona scuola lo puoi sviluppare e instradare; se non ce l'hai, di certo non ti viene, ma almeno fai buone letture.
2) la scrittura (e la scrittura narrativa in particolare) non è una scienza esatta. Ogni editor/insegnante ti dirà la sua, e troverà punti di miglioramento nel tuo/mio/altrui testo.
Quindi: a volerci lavorare su, un testo è sempre perfettibile. Sta a te decidere quando basta. E poi buttarti. O nella ricerca di una casa editrice, o pubblicandoti da sola.
3) Chiunque ti dica che scrivere non paga, si sbaglia. Dipende da come/cosa/quanto pubblichi.
Di certo se pubblichi con un editore tradizionale, guadagni solo pochi spiccioli. A meno che il tuo libro non diventi il caso editoriale dell'anno, ma poi, in quel caso, devi comunque reggere alla lunga distanza con nuovi titoli....
Se pubblichi un saggio filosofico, di certo non ci vivi, così come se pubblichi un libro solo.
Però scegliendo la strada dell'autoeditoria, fatta con serietà e qualità professionale, e pubblicando molti titoli, è possibile vivere di scrittura. E vivere bene.
Io ormai da anni vivo SOLO dei proventi dei miei libri. Ci pago le bollette, il mutuo, la spesa, le vacanze e anche qualche sfizio. Anzi, proprio perché VIVO della mia scrittura, ho chiuso la mia agenzia e non faccio più corsi/consulenze.